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La caratteristica cittadina di Agnone, in provincia di Isernia, nell’Alto Molise, è nota nel mondo come la località delle campane di Agnone. Merito soprattutto della Pontificia fonderia “Marinelli”, che – sopravvissuta alle dinastie dei laboriosi campanari di Agnone – dall’anno mille si tramanda di padre in figlio la tradizione della fusione delle campane.

 

L’antica tradizione delle “Campane di Agnone”

 

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Per realizzare una campana, ad Agnone ancora oggi si usano le stesse tecniche dei maestri del medioevo e del rinascimento. Un’arte non facile: questione di spessore, di peso, di diametro, di altezza.

Il rito inizia con la costruzione, con la guida di una sagoma di legno, di una struttura in mattoni che corrisponde all’interno della campana, la cosiddetta “anima”, di forma tronco conica. Su questa si sovrappongono strati di argilla fino a formare lo spessore voluto. L’argilla usata è di una qualità speciale in quanto deve resistere all’azione erosiva del metallo liquido durante la colata. Sulla superficie levigata si applicano in cera i fregi, le iscrizioni, gli stemmi e le figure che decoreranno la falsa campana. Quindi si realizza il “mantello” che si ottiene sovrapponendo strati successivi di argilla, lasciando essiccare tra un’applicazione e l’altra. L’essiccazione si ottiene tramite carboni accesi, collocati nell’anima di mattoni. Durante tale fase, lo strato di cera si scioglie lentamente e viene assorbito dall’argilla (procedimento cosiddetto “a cera persa”). Terminata la formatura, il “mantello” si solleva e la “falsa campana” viene distrutta fino a liberare l’anima.
Si ricolloca poi il mantello sull’anima facendo rimanere libero lo spazio prima occupato dalla falsa campana (si riempirà del metallo liquido durante la colata).

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La fossa dove vengono calate le forme viene completamente riempita di terra, in modo da evitare lo spostamento del mantello. Si procede alla realizzazione della campana colando il bronzo (78 parti di rame e 22 di stagno), a 1150 gradi nello spazio libero tra mantello e anima. Per la fusione della lega si usano forni a riverbero realizzati con mattoni refrattari; il combustibile adottato è in legno di rovere secca, come centinaia di anni fa, per evitare la contaminazione del metallo fuso da parte dei gas, che si sprigionerebbero impiegando altri combustibili.
Il ciclo di lavorazione di una campana varia da trenta a novanta giorni. Se ne collauda il suono rilevandone la tonalità con diapason e apparecchi speciali. In altri reparti la campana viene completata dal battaglio, costruito proporzionalmente al suo peso.

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Le corone o maniglie, sostegno delle campane, vengono lavorate col medesimo procedimento “a cera persa”.
Ad Agnone sono state fuse campane celebri tra cui quella per il Santuario di Lourdes nel centenario dell’apparizione (1958), la commemorativa del primo centenario dell’Unità d’Italia (1961), la campana del Concilio Vaticano II (1963), la “Kennedy Bell” (1964), la campana dell’Anno Santo (1975), quella di Medjugorje (1988) per l’anno mariano, quella della “Perestrojka” per lo storico incontro del Papa con Gorbacíov (1989), il campanone per il centro sportivo di Sapporo in Giappone (1990), per le celebrazioni colombiane del 1992, fino a quella del Giubileo nel 2000.
Campane molisane suonano nelle chiese di San Paolo a Roma, Preziosissimo Sangue di Firenze, Santa Maria delle Grazie ad Ancona, San Giovanni Rotondo in Puglia. Ed ancora: Amalfi, Collevalenza, Maiori, Montecassino, Montevergine, Pompei, Ravello, San Gabriele, Scala, Visciano.

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Una campana arricchisce la raccolta privata di Giulio Andreotti, fusa nel 1990, in occasione della celebrazione del ventennale della Provincia di Isernia.
Per lo sport: la “Mundial bell” per il trionfo azzurro in Spagna nel 1982; la campana dedicata a Diego Armando Maradona per i mondiali del Messico e quella di “Italia ‘90”.
Ad Agnone si può visitare il museo Marinelli, sorto nel 1997 in Via Felice D’Onofrio 14, uno dei pochi al mondo che raccolgono una vasta collezione di campane dall’anno mille ai nostri giorni. Il museo conserva documentazioni sull’antica arte della fusione del bronzo, campane antiche e recenti, bozzetti e riproduzioni.

 

IL MUSEO STORICO DELLA CAMPANA “Giovanni Paolo II”

 

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Il Museo storico della Campana “Giovanni Paolo II” nasce nel 1999 ed è attiguo alla Pontificia Fonderia Marinelli. Si tratta di uno dei pochi musei privati nel mondo a raccogliere una vasta collezione di campane dall’anno mille ai giorni nostri.
Oltre alla vasta collezione di campane sono conservati anche antichi documenti relativi all’arte campanaria, nonché un excursus fotografico sulle principali campane realizzate e sugli incontri e relative ai ricordi che legano la Famiglia Marinelli ai Papi.

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