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San Felice del Molise sorge su un colle isolato, da cui domina parte del territorio circostante, potendo godere di uno splendido panorama, che spazia dal Gargano alle Isole Tremiti sino poi ai Monti dell’Abruzzo. Insieme ad Acquaviva Collecroce e Montemitro costituisce la minoranza etnico-linguistica di origine croata nel Molise.

San Felice del Molise, paese medievale con antiche tradizioni

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San Felice del Molise (CB)

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La sua fondazione risale al tempo dei longobardi, prende nome da uno dei quattro santi omonimi, tutti pontefici tra 3° ed il 4° secolo. Probabile feudo del monastero di Montecassino attorno al decimo secolo. La testimonianza più interessante circa la datazione del centro si trova sulla muratura della cappella di San Felice Papa, si tratta di una lapide posta sulla porta di ingresso per commemorare Ottone IV di Brunswik (1174-1216) imperatore di germania e principe d’ Abruzzo e del Molise il quale pare avesse stanziato i fondi per la realizzazione della stessa per accrescere la sua popolarità. La comunità ecclesiale si è stanziata attorno al 1300, di questo non si hanno testimonianze precise, ma basti ricordare che la chiesa principale fu realizzata da maestranze dei frati di Montecassino. Notevole fu il contributo alla crescita ed all’ evangelizzazione della zona. Diverse sono le famiglie nobiliari che si assicurarono il centro in epoca feudale, dai Sant’ Agapito,i Somma, i Posta che videro la loro caduta nella lotta dinastica tra Durazzisti e Angioini, venne poi acquistata dagli Orsini Testimone di ciò è un diploma suggellato dalla regina Giovanna II in favore di Giovanni Orsini datato 1417 per essere alla fine dell’ epoca feudale assorbita dal demanio. Nel 1799 fu assegnato al dipartimento del Sangro, nel cantone di Larino, nel 1807 era giurisdizione di Montefalcone nel distretto di Isernia. San Felice aveva nella sua dipendenza una frazione Montemitro, che nel 1902 fu dichiarato comune autonomo. Si ipotizza che sotto il governo degli Orsini furono introdotti come coloni popolazioni slave, tanto da rinominare il centro viste le fortissime influenze in san felice slavo dal 1863 al 1929, testimonianze tradizionali e culturali sono ancora vive nella zona ed oggi tutelate come patrimonio collettivo. Come molti centri di questa zona si susseguirono diversi governi ed eventi tutti riflettenti la storia del centro Italia. Durante il periodo fascista fu chiamata San Felice del littorio per tornare al nome originario al termine della 2° guerra mondiale.

Chiese Donato Liscia

Appena fuori dal centro abitato di San Felice del Molise vi è una chiesa, chiamata comunemente “la Cappella”, dedicata al patrono del paese: S. Felice Papa Tale struttura risale al IX secolo, al tempo dei Normanni come lasciano supporre alcuni particolari architettonici quali pilastri interni e la facciata anteriore.Quest’ultima è carat-terizzata da una piccola lapide recante un’iscrizione molto particolare, essa infatti non è stata ancora tradotta interamente, in quanto secondo al- cuni studiosi è scritta in ebraico e secondo altri in ebraico misto a grecoTale iscrizione è collocata sul portone d’ingresso della Cappella. Poco più in alto, appena sporgente dalla parete, vi è una scultura in pietra raffigurante San Felice Papa.

La chiesa S. Maria di Costantinopoli risale al 1200 e fu costruita da architetti della scuola dei Benedettini del Canneto. Nel 1500 fu ampliata anche in relazione all’arrivo degli slavi e all’aumento della popolazione. Nel 1700 fu trasformata sia internamente che esternamente, allo stesso periodo risalgono i quattro altari in legno e l’organo in stile barocco ricoperti di oro zecchino che oggi si possono ammirare in tutto il loro splendore dopo il restauro.

La chiesa Santa Maria Divina (Madonna del Castello) fu costruita nel 1910 sui ruderi di un castello ove, si narra, visse una principessa di nome Cecilia, che mori a Roma in concetto di santità. La zona circostante la chiesa è ideale per feste e scampagnate; è perfettamente attrezzata per i pic-nic in quanto è fornita di tavolini e barbecue e un piccolo parco giochi per bimbi il tutto circondato da un’ampia distesa verde.

I Vicoli Donato Liscia

San Felice del molise

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La cucina tipica di San Felice del Molise

La cucina tipica di San Felice del Molise è caratterizzata da due elementi fondamentali: semplicità e in contaminazione.

-Semplice perché proviene direttamente dalla cultura contadina, quindi è povera di sofisticazioni culinarie ma altamente ricca di sapori ed odori.

-Incontaminata poiché gli ingredienti che la costituiscono sono ancora figli della produzione locale, quindi non industriale, quindi biologica e pulita. L’olio, le salse di pomodoro, i legumi, le verdure, le carni e gli insaccati e le spezie e gli odori provengono da orti e produzioni artigiane, nonché da allevamenti di piccole fattorie del posto.

In merito ai piatti tipici  di San Felice del Molise va segnalata la qualità degli insaccati di suino: dal capocollo, alle salsicce sino ad arrivare alla particolarissima “ventricina” ed alla esclusiva salsiccia di fegato.

ventricina
Nel periodo delle uccisioni del maiale (ancora un rito familiare da queste parti) è opportuno assaggiare i “ciguli” (tocchi di maiale fritti in olio ed abbondante aglio) accompagnata da “diavulill” peperoni secchi e fritti da salare al momento di mangiare.peperoni-secchi

Tradizione impone nelle domeniche e nei giorni di festa la preparazione delle paste fatte in casa e a mano, pasta alla chitarra e i caratteristici “li cuzzitiel”, (una particolare forma di fusillo incavato a dita)

fusilli

tacconelle-abruzzocondite con salse di pomodoro ottenute da lunga cottura in precedente soffritto di carni pollo o maiale ed i “tacunell” (una particolare tagliatella tagliata larga 3 o 4 cm.) conditi con salsa di pomodoro e formaggio.

La base di questa cucina è senza dubbio l’olio: l’elemento comune di fragranza e qualità eccezionali prodotto nella miriade di oliveti locali e lavorato nei frantoi cittadini.

I dolci tipici sono realmente tali ed, in genere, accompagnano feste e ricorrenze. Così ad esempio a natale è tempo di “cicerchiata” (pezzi di pasta fritta indorati di mandorle e miele),

 

cicerchiata

oppure i “calciun” (una sorta di calzone dolce ripieno di “cascavumisc”, ossia un pasta fatta di mosto cotto, mandorle e mollica di pane sminuzzata finissima) e poi ancora “fritt” (lunghe candele di pasta fritta).

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Mentre a Pasqua e’ il momento di dolci a forma di pupe o cavalli da regalare ai bambini, “pigne” e rustici particolari chiamati “fiadoni” (pasta frolla farcito di formaggio o ricotta).

fiadoni-salati

 

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