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Tufillo domina su uno sperone roccioso uno dei tratti più selvatici della Media Valle del Trigno. E’ un comune di 481 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo. Fa parte della Comunità Montana Medio Vastese.

Tufillo comune della provincia di Chieti, Abruzzo

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Una leggenda vuole che un’invasione di formiche fece traslocare gli abitanti dal Monte Farano ad un luogo più in basso. Il paese attuale si è espanso a partire dal XII-XIII secolo ed attualmente conserva reperti dell’epoca.

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Abruzzo

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Degli scavi archeologici sul Monte Farano hanno portato alla luce delle ceramiche di un periodo compreso dal VI al II secolo a.C. e di un paio di locali in opus signinum di un edificio del II secolo a.C. Sempre sul Monte Farano è stata ritrovata una chiave votiva bronzea del IV secolo a.C. con un’iscrizione osca dedicata alla dea Venere e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Chieti.

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Monumenti e luoghi d’interesse

Borgo fortificato il primo impianto è precedente al XV secolo con un ampliamento verso la chiesa extra moenia di San Vito in un’epoca posteriore al XV-XVI secolo. L’insediamento sul crinale ha una forma sottile ed allungata con i caseggiati a pettine su un asse con orientamento nord-ovest/sud-est. Il mercato, l’ospedale con l’annessa chiesa di Sant’Antonio e la fontana pubblica sono siti a nord. La cerchia muraria terminava nei pressi un sotto-portico identificato con la Porta da Piedi.

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Chiesa di Santa Giusta è situata in Piazza Marconi. È stata costruita antecedentemente al XVI secolo, con trasformazioni successive nel XVIII secolo. La chiesa è posta nel punto più alto del borgo presso la Porta da Capo e della piazza del mercato detta anche largo fuori la porta. La facciata consta di frontone curvilineo posto nel coronamento superiore. La zona centrale è delimitata da paraste e due ali. Un cornicione suddivide la facciata in due registri. Il portale è in pietra scolpita in stile tardogotico con elementi rinascimentali nelle lesene laterali. L’interno è a tre navate. Il campanile è a pianta quadrata e consta di un cuspide piramidale. La chiesa è stata riconosciuta monumento Nazionale Italiano.

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Fontana Grande è una fontana a parete costruita nel 1761, in un concio della fontana è incisa la data di costruzione. E’ stata restaurata la prima volta nel 1816, secondo un progetto del capomastro Carlo Di Fonzo. Nel corso del 2008 c’è stata una seconda restaurazione e ricostruzione. Nella foto la fontana dopo la ricostruzione del 2008.

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Chiesa di San Vito il patrono di Tufillo è San Vito che viene festeggiato il 15 Giugno. Fin dal 1568 era stata dedicata una chiesa a San Vito situata nella parte bassa del paese. La devozione dei tufillesi a San Vito è forse da far risalire all’influenza apostolica esercitata nella zona dai monaci cistercensi dell’Abbazia di San Vito e Salvo, esistente fin dal 1247 alla foce del fiume Trigno.

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PALAZZO MARCHESALE DEI BASSANO

Il palazzo Bassano, ora sede del comune, è stato edificato nel XVIII secolo dai marchesi Bassano di Tufillo.

Il palazzo Bassano

Mostra archeologica cercando Herentas

È situata in Via Sant’ Antonio Abate. È stata allestita nel 2006. La mostra di reperti rinvenuti nel Monte Farano tra cui una chiave in bronzo con un’iscrizione osca dedicata alla dea Herentas, una divinità italica identificabile con Afrodite. Altre ricerche hanno riportato alla luce dei resti di capanne dell’inizio dell’età del ferro e di un centro forse fondato intorno ad un tempio di Herentas che fu abitato dal V al II secolo a.C

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“Cercando Herentas” è il titolo della mostra che a Tufillo ospita i reperti più rappresentativi tra quelli rinvenuti sul vicino Monte Farano. Tra essi spicca una chiave di bronzo, che reca un’iscrizione osca con dedica alla dea Herentas, una divinità Italica assimilabile alla greca Afrodite.

SAGRE FESTE E TRADIZIONI

La sera della vigilia di Natale, si innalza nella piazza principale una grande catasta di legna, a cui si dà fuoco per illuminare la notte più santa dell’anno.

Dalle prime ore del pomeriggio uomini, giovani e bambini si radunano di fronte alla chiesa di San Vito per preparare un tronco lungo e diritto, che può raggiungere anche 20 metri, intorno al quale, mediante l’apertura di tacche, vengono inseriti altri tronchi minori, fino a formare un grosso fascio, tenuto insieme da cerchi di ferro.

Il lavoro deve essere in ogni caso concluso alle prime ore della sera, in modo da poter iniziare per tempo il trasporto, a braccia, lungo le vie principali del centro storico, tra un allegro risuonare di canti. Anche durante questa fase non c’è famiglia che, al passaggio della farchia, uscendo sull’uscio, non applauda al vigore dei trasportatori e alla perizia dei costruttori, offrendo a tutti vino e dolci che sono proprio quelli di Natale: torcinelli, calgionetti, biscotti di mandorle e pizzelle.

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Prima che scocchi la mezzanotte i cortei fanno il loro ingresso nella piazza che si apre dinnanzi alla chiesa di Santa Giusta. Il prete benedice le farchie che, per motivi di sicurezza non vengono più innalzate, ma restano, appena sollevate da terra, in posizione orizzontale, e quindi, tra l’entusiasmo degli astanti che per l’occasione raddoppiano suoni, canti, dolci e bevute, si dà fuoco a lu palaferre.

La notte prosegue con la festa intorno alla farchia che continua ad ardere per due o tre giorni, fino alla completa combustione.

SAGRA DEI CAVATELLI

La sagra dei cavatelli, è riuscita nel tempo a trasformarsi da evento locale a manifestazione conosciuta anche fuori regione, che richiama in paese migliaia di turisti, paesani emigrati e visitatori, provenienti da ogni parte d’Italia.

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Grazie alla Pro-Loco del paese e alle varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo, la sagra prevista per l’11 Agosto di ogni anno, è diventata la punta di diamante dell’estate Tufillese.

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Bellissimo partecipare non solo alla serata, ma a tutti i preparativi. I cavatelli, infatti, vengono sapientemente preparati dalle donne del paese, che impastano chili e chili di farina e “arricciano” migliaia e migliaia, forse milioni di rettangolini di morbida sfoglia per ottenerne migliaia e migliaia, forse milioni di cavatelli, pronti per deliziare il palato e lo spirito delle migliaia di visitatori.

Intorno al fuoco, poi, si ritrovano persone del paese che in grandi pentole in rame cuociono la deliziosa pasta che solitamente viene accompagnata da sugo rosso a base di carne preparato sempre dalle donne del paese.
La sagra si chiude all’alba tra canti, balli e ancora cavatelli per tutti coloro che hanno lavorato alla riuscita della serata. Insomma, appuntamento è per l’11 agosto prossimo alla venticinquesima sagra dei cavatelli.

CURIOSITA’ SUI CAVATELLI

I cavatelli sono una pasta tradizionale molisana, successivamente acquisita da parti della puglia.
I cavatelli sono una pasta lavorata a mano ricavata con un impasto di farina e acqua hanno una forma allungata con una incavatura all’interno.
Vengono gustati e serviti col ragù oppure con verdure tipo broccoli o cardoncelli. I cavatelli rappresentano il piatto regionale per eccellenza in Abruzzo e Molise, dove vengono serviti tipicamente con sugo di carne di maiale o con spigatelli e carne macinata.

 GASTRONOMIA

Due prodotti tipicamente tufillesi sono: La pizz’a figlitt e Lu cangarone.

La “pizz’a figlitt” ha la forma del più conosciuto strudel. Nella sua ricetta classica essa o è farcita con numerosi ciccioli di lardo di maiale o è condita con peperoncino rosso seccato e macinato: nel primo caso prende il nome di  pizz’a figlitt’ nghe l’ sfrivl’  e  nel secondo di pizz’a figlitt’ nghe lu pupon’, comunemente dette anche la pizz’ nghe l’ sfrivl’   o la  pizz’ nghe lu pupon’…

“Lu cangarone” è un piatto carnascialesco tipico della tradizione culinaria tufillese. Gli ingredienti non sono particolarmente originali, ma il cangaron lo si può trovare solo nel nostro paese. Sono essenzialmente quelli utilizzati nella cucina tradizionale locale per la farcitura del pollo o del coniglio ripieno: formaggio, mollica di pane frantumata, uova, pezzettini di fegatini di pollo fritti,  tocchetti di soppressata, uva appassita, mandorle spellate, prezzemolo molti aggiungono il mosto cotto. Nel cangaron tali ingredienti, una volta ben amalgamati, vengono collocati in un budello di maiale, appositamente conservato, e poi fatti cuocere in un tegame a fuoco lento. Il budello in pratica sostituiva la ben più sostanziosa carne dei polli o dei conigli. È la solita ricetta dei poveri! Da questi, lu cangaron veniva considerato un piatto ricco e prelibato, con esso ci si accomiatava dalle feste natalizie, si dava fondo alle ultime scorte dell’anno precedente e ci si apprestava alla Quaresima, al periodo di penitenza per antonomasia. Lu cangarone è una specialità del periodo di carnevale (martedì grasso).

PAESI LIMITROFI

Dogliola 2,9km

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Palmoli 4,3km

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 San Felice del Molise (CB) 6,9km

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